Topic: giovani

Un patrimonio da valorizzare per tornare a crescere

Le nuove generazioni sono sempre state protagoniste delle fasi di crescita e cambiamento. Da qualche tempo in Italia sembrano però aver dismesso tale funzione. Le loro prerogative si sono ridotte e, non a caso, il paese ha nel contempo ridotto la sua capacità di creare ricchezza e benessere. Le difficoltà dei giovani vanno infatti considerate allo stesso tempo causa e conseguenza dello scarso dinamismo economico e sociale dell’Italia. Va però anche messo in evidenza che questo arretramento, sia del ruolo dei giovani che della crescita relativa del paese, si è prodotto assieme alla riduzione del peso demografico delle nuove generazioni. Questo aspetto è centrale per le sfide che abbiamo di fronte e va quindi ancor più sottolineato. I giovani sono sempre stati una risorsa ricca e abbondante nella storia dell’uomo. Da qualche decennio questo non è più vero. In particolare l’Italia, dopo decenni di denatalità, si trova ora particolarmente povera di persone nella  verde età. Il paradosso che vive oggi il nostro paese è che al “degiovanimento” quantitativo delle nuove generazioni non ha corrisposto un potenziamento qualitativo.

Il mondo a Milano e Milano nel mondo

Expo 2015 richiamerà, auspicabilmente, attenzione e presenze da tutto il mondo. Nel frattempo è però in continuo aumento il flusso di giovani e meno giovani che decidono di andare a formarsi, a lavorare e a costruire un proprio futuro all’estero. Dopo aver esteso nei secolo scorsi la sua presenza in tutto il pianeta, ora la nostra specie vi si muove al suo interno con sempre più dinamismo e familiarità. In particolare, le nuove generazioni si muovono nel mondo e ancor più in tutta Europa – da sud a nord o da ovest a est – con facilità e libertà mai conosciute prima.

Il degiovanimento infelice dell’Italia

Nel 2013 l’Italia ha raggiunto il valore più basso di sempre nella curva delle nascite. Il punto più alto era stato raggiunto mezzo secolo fa, nella prima metà degli anni Sessanta, con oltre un milione di nati ogni anno. Si è scesi sotto le 900 mila unità nel 1972, sotto le 800 mila nel 1976, sotto le 700 nel 1979, sotto le 600 mila nel 1984, da allora non siamo più risaliti sopra tale livello. L’ultimo dato fornito dall’Istat, quello appunto del 2013, indica 514 mila nati, ma sarebbero 410 mila senza il contributo dell’immigrazione. Questi sono i valori assoluti.

Se facciamo riferimento al tasso di fecondità totale, ovvero al numero medio di figli per donna, è dal 1978 che ci troviamo sotto il fatidico valore di 2 (ovvero sotto la soglia di sostituzione generazionale) e dal 1984 sotto 1,5. Oggi il dato arriva a malapena a 1,4. Questo ci rende uno dei paesi sul pianeta con maggior persistenza della bassa fecondità.

L’implosione demografica del Sud

Il Mezzogiorno ha tradizionalmente rappresentato una riserva demografica per l’Italia e, nei decenni passati, la fecondità, pur declinando, è rimasta al di sopra della media nazionale. A partire dal 1995 tale tendenza ha cominciato a invertirsi, fino al sorpasso avvenuto nel 2006, quando per la prima volta la fecondità al Nord ha superato quella al Sud. Le dinamiche che nel Mezzogiorno hanno condotto a questo rovesciamento vanno dalla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro alle difficoltà dei giovani a trovare impiego e, di conseguenza, a metter su famiglia, alla necessità sempre più frequente di cercare fortuna all’estero. Bassa natalità e forte mobilità delle nuove generazioni sono alla base del fenomeno del degiovanimento, che rischia di avvitare il Meridione in una spirale senza ritorno. Per invertire la rotta prima che sia tardi, è necessario promuovere un modello sociale che rimetta al centro le persone.

La condizione giovanile in Italia

INTRODUZIONE: GIOVANI NEL LABIRINTO

Alessandro Rosina

 

Nel Rapporto giovani 2013 abbiamo raccontato la difficile condizione degli under 30 italiani fornendo un ritratto che, a partire dai dati di una indagine ampia e dettagliata, andava oltre gli usuali indicatori delle statistiche ufficiali. Con questo volume siamo al secondo anno di quello che ambisce ad essere un osservatorio continuo che sonda, analizza e racconta la realtà complessa e dinamica dei giovani sia nella dimensione sia oggettiva che soggettiva.

Il mondo delle nuove generazioni è certo molto più ampio e ricco rispetto al loro tormentato rapporto con il lavoro e al benessere economico. Il ritratto fornito nei vari capitoli di questo volume lo conferma. E’ però anche vero che in questo frangente storico le preoccupazioni maggiori, con ripercussioni anche negli altri ambiti di vita, derivano dal non trovarsi con solido materiale su cui costruire le fondamenta del proprio futuro.