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L’Italia è uno dei Paesi avanzati che meno sono riusciti a intraprendere un solido percorso di crescita, nel senso più inclusivo, nel primo tratto di questo secolo. Non è solo una questione di Pil rimasto su livelli modesti – sia rispetto al passato che nei confronti dei Paesi con cui ci confrontiamo – ma anche di indicatori sociali, demografici e del mercato del lavoro, da tempo inchiodati in coda alle classifiche europee. Non riuscendo ad aggiustare un percorso che la stava portando ostinatamente fuori rotta – con crescente vulnerabilità rispetto a vecchi e nuovi rischi, erosione del senso di fiducia e di visione positiva del futuro – nella prima parte del 2020 il Paese ha deciso di fermarsi. Una sorta di pit stop per cambiare le gomme e reimpostare la strategia di un rientro in corsa più competitivo.