Topic: giovani

Paese sprovveduto senza progetti di vita

Quel che manca all’Italia è soprattutto ciò che i giovani possono fare quando sono messi nelle condizioni ideali per dare il meglio di sé. Manca perché mancano i giovani. Ma i giovani mancano perché non trovano in Italia ciò di cui hanno bisogno. Il che li porta altrove. La perdita dei giovani per l’Italia è un triplo danno: il costo di averli formati; il mancato rendimento che si sarebbe ottenuto se fossero rimasti; il rendere più competitivi i Paesi con cui ci confrontiamo sul mercato internazionale. Secondo lo schema del saggio semiserio di Carlo M. Cipolla sulla stupidità, questo saldo negativo in uscita ci colloca nel quadrante degli sprovveduti (quelli che generano beneficio per gli altri con perdita per sé).

Giovani e tecnologie. C’è un cambiamento che occorre governare

Le nuove tecnologie interagiscono con i processi di apprendimento delle nuove generazioni e la visione del proprio spazio strategico di azione nella realtà in cui vivono. Il rapporto tra giovani e nuove tecnologie va quindi considerato come un laboratorio continuo in cui approfondire conoscenza, modalità di uso, competenze e consapevolezza rispetto ai rischi. Tutto ciò che non funziona nel favorire in modo positivo tale relazione porta i giovani a subire il cambiamento anziché attrezzarsi a governarlo. Il cambiamento non porta in modo scontato a miglioramento. E’ cruciale, allora, chiedersi continuamente come le nuove generazioni interpretano le nuove tecnologie e cosa si aspettano dal loro utilizzo.

Giovani e lavoro, come l’intelligenza artificiale potrà far emergere le potenzialità delle nuove generazioni

La transizione demografica sta mutando profondamente consistenza e struttura della popolazione italiana. Se c’è una cosa certa del futuro del nostro Paese è che a metà di questo secolo ci saranno molte più persone nella fascia anziana e ancor più ridotta sarà la componente giovane-adulta. Per rispondere a questo cambiamento, continuando a garantire benessere e sviluppo, non c’è altra strada che rafforzare il lavoro. Questa sfida accomuna tutte le economie mature avanzate ma risulta più accentuata in Italia: come conseguenza della persistente bassa natalità, siamo in Europa il Paese in cui anziani e giovani maggiormente corrono in direzione opposta, i primi verso la crescita i secondi verso la riduzione.

A fronte di crescenti squilibri nel rapporto quantitativo tra vecchie e nuove generazioni siamo anche tra i Paesi finora meno in grado di far corrispondere all’aumento di chi va in pensione un miglioramento dell’ingresso e della valorizzazione nel mondo del lavoro. I dati Istat ci dicono che i residenti in Italia nella fascia di età tra i 25 e i 35 anni sono circa 6,2 milioni, pari al 10,6% della popolazione totale. Negli ultimi vent’anni sono diminuiti di 2,4 milioni (erano 8,6 milioni nel 2004, pari a quasi il 15%). Nello stesso periodo gli occupati in tale fascia sono scesi da oltre 6 milioni a circa 4,2 milioni. La popolazione nella fase di entrata in età adulta non è mai stata così demograficamente debole nella storia del nostro paese.

L’Italia non è riuscita a compensare la riduzione quantitativa delle nuove generazioni con un miglioramento della loro presenza attiva nel lavoro e nella società. In termini relativi l’incidenza dei giovani-adulti tra i lavoratori è scesa da 27,1% al 17,8%, ovvero di 10 punti percentuali (erano oltre 1 su 4 e ora molto meno di 1 su 5). Come evidenziano gli studi della Banca d’Italia, un’economia innovativa richiede una forza lavoro qualificata, con conoscenze adeguate e continuamente aggiornate. Il miglioramento delle condizioni di sviluppo del Paese, tanto più di fronte agli squilibri demografici che ci caratterizzano, ha come asse principale la valorizzazione del capitale umano delle nuove generazioni.

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Un cambio di passo necessario per i giovani

Nel tradizionale Discorso di fine anno il Presidente Mattarella ha ben espresso la contraddizione di un’Italia che, da un lato, disconosce le attese delle nuove generazioni e le fa sentire “fuori posto”, dall’altro, ha “bisogno dei giovani”, “delle loro speranze”, “della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Offrire migliori opportunità a giovani e immigrati di qualità

E’ chiara la direzione verso cui sta andando la popolazione italiana secondo i dati del Censimento permanente dell’Istat. E’ una rotta che porta ogni nuovo anno ad avere meno abitanti e più anziani rispetto al precedente. Su queste tendenze incidono fattori che in parte riguardano tutto il mondo occidentale e in parte sono specifici del nostro paese. Il vivere a lungo rientra senz’altro nel primo gruppo di fattori: l’aumento degli abitanti in età più matura interessa l’Italia come il resto d’Europa. In particolare, secondo i dati Eurostat, l’Italia presenta una aspettativa di vita non maggiore di Francia, Spagna e Svezia.