Posts By: Alessandro Rosina

Calo demografico. Ci sono molti segni positivi per un ritorno delle nascite

Siamo sempre di meno e sempre più vecchi. Questo in estrema sintesi si conferma essere il ritratto della demografia del nostro Paese che emerge dall’ultimo Rapporto annuale dell’Istat. L’immigrazione non risulta più in grado di colmare il sempre più ampio divario tra nascite in riduzione e decessi in aumento. Il motivo principale è l’ormai cronica bassa natalità che porta con sé sia una riduzione della popolazione sia un inasprimento degli squilibri strutturali tra vecchie e nuove generazioni. La grande recessione ha peggiorato un quadro già problematico, confermando quanto le condizioni economiche presenti e l’incertezza sul futuro pesino sull’assunzione di scelte di lungo periodo come la nascita di un figlio. Non è un caso che il nostro Paese sia allo stesso tempo quello con più alto numero di under 30 che dopo gli studi non riescono ad entrare nel mondo del lavoro (i cosiddetti Neet) e quello con fecondità crollata maggiormente prima dei 30 anni.

Demografia 2.0

Non esiste nulla di più dinamico, teoricamente senza limiti nel suo rinnovo continuo, di una popolazione. Ci sono popolazioni in crescita, altre in declino, altre che passano dal declino alla crescita o viceversa, ma mai ferme. In nessun paese del mondo la popolazione di oggi è uguale a quella dell’anno scorso.

Giovani e lavoro. Ciò che l’Italia ancora non dà

Perché è importante occuparsi della condizione dei giovani? Varie sono le risposte che si possono dare a questa domanda. Quella più comune fa riferimento agli ostacoli che incontrano i giovani nel compiere con successo il percorso di transizione alla vita adulta, con rischio di impoverimento materiale, frustrazione psicologica, disagio sociale. Si tratta di una preoccupazione cresciuta nel tempo, accentuata da una crisi economica che ha colpito tutti, ma con effetti particolarmente negativi sui giovani italiani. Anche i dati più recenti mostrano come l’occupazione degli under 35 trovi maggior difficoltà a raggiungere i livelli precedenti alla recessione.

L’eterno rinvio del primo figlio: le donne italiane ultime in Europa

 

In tutti i Paesi sviluppati si diventa genitori più tardi che in passato. Un recente rapporto dell’Istituto di statistica francese mostra come l’età media in cui le donne d’Oltralpe diventano per la prima volta madri sia passata da 24 anni nel 1974 a 28,5 nel 2015. I motivi indicati sono l’estensione dei percorsi d’istruzione e l’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Ma se le ragioni fossero solo queste, non si spiegherebbe la maggior posticipazione del nostro Paese, dato che la percentuale di laureate e occupate è da noi più bassa. In Italia il primo figlio arriva in media a 30,8 anni, rispetto ad una media europea pari a 28,9. È interessante inoltre notare che non solo il dato italiano è il più elevato in Europa, ma è all’incirca pari all’età in cui le francesi diventano madri per la seconda volta. In altre parole, quando le italiane hanno il primo figlio, le coetanee d’Oltralpe stanno già aspettando il secondo.

Andarsene deve essere una scelta, non un obbligo

Tra il Made in Italy che piazziamo bene all’estero ci sono sempre più anche gli italiani stessi, spesso di buona qualità. L’espatrio dal Belpaese è, del resto, un fenomeno sempre più ampio ma anche sempre più complesso e articolato. Va prima di tutto considerato che la facilità di spostamento e di accesso a opportunità virtualmente presenti in qualsiasi altro paese del mondo, rendono oggi molto più comune e praticabile la scelta di viaggiare per svago, studio e lavoro.