Posts By: Alessandro Rosina

I giovani e il richiamo del Neofascismo

LE NUOVE generazioni italiane sono una fonte di energia sprecata e dissipata, indotta a dipendere dai genitori a lungo o andarsene all’estero, anziché chiamata ad essere la risorsa chiave per aiutare il Paese a interpretare in modo vincente le sfide del XXI secolo. Ci troviamo così con un elevato numero di giovani spenti, ma anche con un crescente desiderio di trovare un proprio ruolo — in positivo o in negativo — rispetto ai processi di cambiamento. È infatti in aumento sia il numero degli interessati al volontariato e al servizio civile, sia il numero di chi rivolge attenzione e adesione ai movimenti di opposizione antisistema. È in questa parte torbida del mix di frustrazione, paura e rabbia, che oggi sta pescando con successo soprattutto la destra neofascista, come racconta l’inchiesta di Repubblica.

I dati di un’indagine dell’Istituto Toniolo, condotta ad inizio di quest’anno, ci dicono che il 6,1 per cento degli italiani tra i 20 e i 34 anni si colloca alla destra più estrema. Un dato che sale quasi a uno su dieci se si considerano anche coloro che si sentono molto vicini a tale area politica. Il bacino di pesca dei movimenti che mescolano xenofobia, difesa dei valori della patria e conservazione della tradizione, può però risultare ancora più ampio rispetto a quanto rivelano questi numeri, per due motivi.

Il primo deriva dal fatto che più che le categorie “destra” e “sinistra” il discrimine nell’orientare le preferenze politiche dei giovani è soprattutto quello sull’asse apertura-chiusura. La percentuale di chi è schierato decisamente dal lato della chiusura risulta più alta rispetto a chi si identifica con la destra estrema. L’indagine ci dice che il 12,3% degli intervistati considera chi arriva da altri paesi esclusivamente come minaccia per la nostra società; il 20,1 per cento ritiene sia assoluta priorità della politica la protezione dei nostri valori morali e religiosi tradizionali.

Il secondo motivo è il fatto che l’indagine riguarda ventenni e trentenni. Meno chiaro è l’orientamento al voto di chi deve ancora compiere 18 anni o li ha compiuti da poco. Ma è proprio questa la fase in cui è più forte la voglia di provare a mettersi in gioco, di far parte di qualcosa di nuovo che migliori o si contrapponga all’esistente. Più si tarda a offrire un’offerta credibile e convincente di espressione positiva di tale desiderio, più aumenteranno i ragazzi che faranno la loro prima esperienza di partecipazione politica con movimenti estremisti.

La sfida della longevità va oltre l’età pensionabile

Viviamo sempre più a lungo, ma ce ne accorgiamo poco e ancor meno ci stiamo occupando di come spender bene gli anni che ogni nuova generazione aggiunge alle precedenti. Molto più ci stiamo invece preoccupando del trovarci ad andare in pensione più tardi. Detto in altro modo, abbiamo percezione degli effetti della longevità più sul versante negativo, ovvero per gli aggiustamenti necessari sulla tenuta della spesa pubblica, che sulle prospettive che apre nella vita delle persone.

Giovani che ci provano

C’è stato un periodo in cui l’Italia cresceva assieme alle nuove generazioni. E’ accaduto nei primi decenni del secondo dopoguerra, all’epoca del boom economico e del baby boom. Una fase della nostra storia in cui il Paese era ricco soprattutto di giovani, carichi di energia da spendere con fiducia per costruire un domani migliore e con nuovi spazi e opportunità per provarci. Non mancavano le difficoltà e le contraddizioni, ma valeva molto di più la scommessa su ciò che si poteva ottenere uscendo dalla casa dei genitori che la promessa di protezione nella famiglia di origine. Giovani generazioni lanciate dal Paese all’attacco di un futuro da costruire e non schiacciate in difesa dai rischi del presente. La preoccupazione principale non era per ciò che del passato andava perso ma per il nuovo ancora da generare e costruire.

Il necessario antidoto. Politica deludente, giovani in difesa

Le elezioni mettono i cittadini davanti a due scelte. La prima è se partecipare o meno al voto. La seconda, nel caso si decida di recarsi al seggio, è la scelta della preferenza da attribuire ai vari simboli proposti sulla scheda e, quando si può e purtroppo non sempre si può, alle persone candidate in quella stessa lista. Se cresce la sfiducia verso la capacità della politica di migliorare il contesto in cui si vive e nel gestire positivamente i cambiamenti in corso, tendono ad aumentare sia l’astensione sia il voto “contro”. Ecco allora che al secondo turno delle amministrative di domenica più di un avente diritto su due ha deciso di non contribuire a determinare l’esito del ballottaggio nella propria città. Un chiaro segnale della bassa convinzione di tanti cittadini verso un’offerta politica che li scaccia da sé e dalla partecipazione.

Non costringere i ragazzi a mendicare l’occupazione

C’è una sola via per inserire il Paese in un solido percorso di crescita. E’ quella di trasformare le nuove generazioni da principali vittime del lavoro che manca a protagoniste del lavoro che cambia. Il lavoro che manca è ciò che del passato non c’è più, il lavoro che cambia è ciò che del futuro non c’è ancora. Quello che c’era per le generazioni precedenti e oggi sta sparendo, in termini di occupazione e welfare, impoverisce le nuove generazioni solo se nel frattempo non si creano condizioni di sviluppo economico e sociale più coerenti con nuovi tempi, nuove sensibilità e nuove sfide.