Posts By: Alessandro Rosina

Se l’Italia si disoccupa dei giovani

Il nostro paese non sembra animato da una grande volontà di impegnarsi per migliorare la condizione delle nuove generazioni, requisito fondamentale per mettere le basi di un solido percorso di crescita. Non si tratta solo della condizione lavorativa, ma del ruolo loro assegnato all’interno dei processi di innovazione e sviluppo competitivo del paese. Oggi l’Italia è senza progetto per il proprio futuro e i giovani italiani sono senza ruolo. I dati lo riflettono in modo coerente.

L’Africa del tesoro

Per tutta la storia dell’umanità la popolazione del pianeta è rimasta abbondantemente sotto il miliardo di abitanti. Tale soglia è stata superata con l’entrata nel XIX secolo. Ad inizio del XX siamo saliti oltre il miliardo e mezzo. Siamo poi entrati nel XXI superando i sei miliardi. Ad inizio del XXII potremmo trovarci sopra gli 11 miliardi.

Più che lo ius soli conta lo ius culturae

Sul cosiddetto “ius soli” c’è molta confusione e strumentalizzazione, la prima creata soprattutto dai mass media, la seconda dalla politica. Per fare un po’ di chiarezza può essere utile partire dai dati. La popolazione residente italiana è composta da oltre 60 milioni di abitanti. Oltre 5 milioni di loro sono stranieri, anche se fanno strutturalmente parte, appunto, di quella che viene formalmente definita come “popolazione residente italiana”.

Generazione Verde, un giovane su due allarmato per il clima

C’è un pianeta da salvare, c’è un impegno per il bene comune da riscoprire, c’è una consapevolezza dell’importanza di agire oggi per un futuro migliore da rafforzare, c’è un protagonismo positivo delle nuove generazioni che torna a soffiare. Tutti questi elementi combinati insieme stanno alla base della chiamata alla discesa in campo, contro il riscaldamento globale e a favore dello sviluppo sostenibile, dei giovani di tutto il mondo. Il “Global strike for future” di venerdì 15 marzo non è, infatti, solo la discesa in piazza di un giorno, ma sembra avere tutte le caratteristiche per diventare la prova generale di mobilitazione trasversale da parte di una generazione che vuole sperimentarsi come lobby positiva per il futuro di tutti. C’è, alla base, l’ambizione di incidere sulle scelte delle attuali generazioni adulte e forzarne l’azione verso la salvaguardia di un pianeta vivo e sano da consegnare alle generazioni che ancora devono nascere.

Dove il domani ricomincia. La via è «occuparsi con» i giovani

L’Italia sta erodendo il proprio futuro dalle basi, a causa degli squilibri demografici prodotti dalla persistente bassa natalità. Ma la bassa propensione ad avere figli è essa stessa il sintomo dell’offuscamento del nostro sguardo positivo verso il futuro. Da un lato, con sempre meno giovani, il Paese perde energia, slancio, vitalità, capacità di produrre benessere, rallenta la crescita e vede aumentare i costi previdenziali e sanitari di una popolazione sempre più anziana. Dall’altro i giovani stessi, pur partendo da desideri e obiettivi di vita simili ai coetanei europei, anziché essere ancor più incoraggiati a realizzarli si trovano a tenerli in sospeso e, via via con l’età, progressivamente a rinunciarvi. I dati dello “Studio Nazionale Fertilità” del Ministero della Salute mostrano che quasi l’80 per cento dei giovani italiani immagina un proprio futuro con figli e che le intenzioni riproduttive vengano poi riviste al ribasso in età adulta.

 

Questo “schiacciamento in difesa” da parte delle nuove generazioni ha alla base due fattori principali. Il primo è la difficoltà a credere fino in fondo ai propri desideri, trasformandoli in solidi progetti di vita e impegnandosi a realizzarli in pieno nonostante le difficoltà. Per gran parte della storia dell’umanità i figli sono stati il frutto naturale della vita, non erano una scelta. Ora, invece, diventare genitori è soprattutto una decisione che richiede consapevolezza e responsabilità, ma anche fiducia.

Quello che manca oggi nel nostro Paese, più che in passato e più che in altri Paesi, è favorire le condizioni perché tale scelta possa compiersi con successo. Qui sta il secondo fattore. In un mondo complesso e in rapido cambiamento aumenta l’incertezza rispetto al proprio futuro. Tale incertezza tende a trasformarsi in insicurezza che paralizza le scelte se manca una educazione solida (non solo sulla “salute riproduttiva”) che aiuti a dar senso al proprio agire, e in carenza di politiche pubbliche in grado di sostenere, oggettivamente e simbolicamente, la capacità di essere, fare e generare valore delle nuove generazioni.

Nel processo di transizione alla vita adulta tutte le tappe, dall’uscita dalla casa dei genitori alla formazione di una unione di coppia, passando per il lavoro, sono diventate reversibili, tranne la punta più avanzata di tale percorso che è l’arrivo di un figlio. Come mostrano i dati del “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo le nuove generazioni desiderano far crescere i figli in un contesto di sicurezza, con la possibilità di fornire a essi adeguate cure e benessere. Ma se le aspirazioni sono cresciute, le prospettive sono diminuite. Le statistiche dell’Istat evidenziano come negli ultimi anni ad aumentare sia stata soprattutto la povertà delle famiglie con figli e persona di riferimento under 35. La situazione di precarietà e insicurezza porta allora, come suggerisce anche lo Studio ministeriale, a posticipare tutte le tappe dell’entrata nella vita adulta e a rendere i giovani ipercauti rispetto, appunto, a scelte irreversibili come quella di diventare genitori.

La possibilità effettiva di realizzare tale scelta va quindi considerato come l’indicatore principale della capacità di una comunità di mettere le nuove generazioni nelle condizioni di andar oltre le difficoltà del presente e assumere oggi decisioni che impegnano positivamente verso il domani. I dati che abbiamo a disposizione mostrano come su questo cruciale terreno l’Italia stia perdendo la sua più importante battaglia per costruire un futuro più solido. Ripartire dai desideri delle nuove generazioni è ancora possibile, ma solo se la politica passa dal “preoccuparsi dei” giovani a “occuparsi con” i giovani di come dare un destino diverso a questo Paese.