Posts By: Alessandro Rosina

Quel mito infranto del nostro benessere

Siamo ancora nel pieno del momento più drammatico vissuto dal nostro paese nel secondo dopoguerra. La lunga colonna di mezzi militari carichi di feretri che attraversa le vie deserte di Bergamo, immortalata il 18 marzo scorso, è destinata a rimanere una delle immagini simbolo di questo secolo. Possiamo leggerla oggi come il segnale di una rivoluzione silenziosa con la quale la morte si è ripresa la scena.

Una transizione debole verso il futuro senza i giovani

Se non cogliamo l’occasione per costruire un paese migliore dopo la discontinuità prodotta dalla pandemia – attraverso capacità di visione e impegno collettivo – sicuramente peggioreremo e di molto. L’impatto della crisi sanitaria sta rendendo ancor più pesanti alcuni squilibri che erano già su livelli record del nostro paese: in particolare sul versante finanziario (debito pubblico), demografico (denatalità) e sociale (accesso a opportunità e benessere). Ma la crisi in corso sta ulteriormente indebolendo i percorsi formativi e lavorativi, in particolare delle nuove generazioni.

Sos giovani: Italia ultima in Europa, deserto al Sud

La qualità del futuro di un territorio è strettamente dipendente dalla qualità della formazione delle nuove generazioni e dalla valorizzazione del loro capitale umano. Per capire, allora, se una economia avanzata sta andando nella direzione giusta, gli indicatori più informativi sono proprio quelli che riguardano la condizione dei giovani. Se questo è vero, vanno guardati con grande preoccupazione i valori riportati in queste pagine. Confermano che non solo ci troviamo con meno giovani rispetto al resto d’Europa, ma li dotiamo complessivamente di meno degli strumenti necessari per renderli ben preparati, attivi e vincenti rispetto alle sfide del proprio tempo. Rivelano impietosamente il fallimento delle politiche degli ultimi decenni nel compito più alto di una comunità, che è quello di trasformare il potenziale delle nuove generazioni in produzione di valore collettivo.

Nella crisi globale delle nascite l’Italia è di fronte a un bivio

La Terra gira continuamente e si rinnova ogni giorno, ogni stagione, ogni anno. La vita su questo pianeta viene reinterpretata da generazioni nuove, che prendono progressivamente il posto di quelle precedenti e si aprono generativamente verso quelle successive. Per lunga parte della storia dell’umanità le nascite sono state abbondanti, in media cinque e oltre per donna, ma molto elevata era anche la mortalità infantile e nelle fasi successive. Se la popolazione mondiale non si è estinta è stato grazie alla vitalità che è stata in grado di esprimere, mantenuta maggiore rispetto ad una elevata mortalità ordinaria e a ricorrenti epidemie presenti in forma endemica. Nei secoli più recenti la scienza, gli strumenti di salute pubblica, la maggior consapevolezza nei confronti del benessere individuale e collettivo, hanno ridotto notevolmente l’incidenza della mortalità dalla nascita fino alle età più avanzate. Un bambino che nasce oggi in Europa ha una elevata probabilità di vivere ben oltre l’età dei propri nonni. Questo processo viene chiamato ‘transizione sanitaria’. Tale processo è stato seguito dalla ‘transizione riproduttiva’, che ha condotto l’avere figli all’interno di un processo decisionale sempre più deliberato e consapevole.

Occasione unica per mettere i giovani al centro della crescita

L’attenzione verso le nuove generazioni è stata una costante degli scritti e degli interventi pubblici di Mario Draghi come Governatore di Bankitalia e nel periodo successivo, spesso come richiamo rispetto alla scarsa sensibilità sul tema della politica italiana. Con la sua entrata a Palazzo Chigi questa attenzione ha finalmente l’occasione di essere portata, con la sensibilità e le competenze giuste, al centro delle scelte del Paese. Non certo in modo retorico e con l’idea che i giovani siano una componente svantaggiata da soccorrere, ma con la solida consapevolezza che senza la valorizzazione del capitale umano delle nuove generazioni nessuna crescita solida sia possibile, tantomeno nel nostro Paese.