Posts By: Alessandro Rosina

Forse siamo ancora in tempo per mettere in sicurezza il nostro futuro demografico

La demografia italiana, un po’ come la costruzione della Torre di Pisa, via via che evolve nel corso di questo secolo rischia di andare verso uno sbilanciamento sempre meno sostenibile. Due soluzioni sono possibili. La prima impone la rinuncia di un percorso solido di crescita, con relativa condanna all’Italia del XXI a rimanere un progetto incompiuto. La seconda, analogamente all’operazione fatta a su tempo con la Torre di Pisa, richiede di reimpostare il progetto di sviluppo del paese seguendo una curvatura opposta alla pendenza. I punti dell’infrastruttura demografica da cui partire adottando questa seconda soluzione sono quelli delle generazioni di chi ha oggi tra i 45 e i 50 anni e di chi ha tra i 20 e i 25 anni.

Un approccio sistemico per riequilibrare la società italiana

Nelle società mature avanzate se si desidera che le nascite diminuiscano non è necessario mettere in atto nessuna azione di disincentivo, basta semplicemente non realizzare politiche efficaci di sostegno alla libera scelta di avere un figlio.

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Nessun paese in Europa presenta un tasso di fecondità sufficiente a garantire un equilibrio nel rapporto tra generazioni. Nel 2010 si avvicinavano a tale livello (attorno ai 2 figli per donna) Francia, Svezia e Irlanda. Nel 2019 – prima dei travagliati anni della pandemia e della guerra – tali paesi risultavano tutti scesi sotto. Il valore più alto alla fine del decennio scorso è rimasto comunque quello francese (pari a 1,87, con Svezia e Irlanda scese a 1,71). Anche Stati Uniti e Australia hanno avuto un andamento simile.

I nostri giovani sono giovani troppo a lungo

Le politiche migliori per i giovani sono quelle che li aiutano a smettere di essere giovani. In Italia abbiamo pochi giovani, come ben noto, che però rimangono giovani troppo a lungo. Arrivare con successo alla fine degli studi, trovare lavoro, sostenere i costi di una abitazione (accedere a un mutuo), avviare una propria attività, più che nel resto d’Europa dipende dalle risorse della famiglia di origine e meno da politiche che si rivolgono direttamente ad essi come cittadini in senso proprio. I giovani italiani si trovano, così, ad essere maggiormente e più a lungo a carico della ricchezza privata accumulata in passato dai genitori, anziché messi nella condizione di generare nuova ricchezza e rafforzare il benessere collettivo.

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Per generare benessere con le nuove generazioni nelle società moderne avanzate è necessario rispondere a tre cruciali domande. La prima è: chi sono i giovani e come si differenziano rispetto alle generazioni precedenti. In secondo luogo ci si deve chiedere come sta cambiando la realtà attorno a loro e quali diverse sfide pone rispetto al passato. Infine è necessario comprendere come i giovani interpretano tali sfide, con quali aspettative e in funzione di quali risultati desiderati. Si tratta di tre domande aperte con risposte che vanno continuamente rimesse in discussione in un processo di costante aggiornamento e sperimentazione. Nessun processo che assegni alle nuove generazioni un ruolo da protagonista è possibile senza riconoscere la specifica novità di cui sono portatrici e senza strumenti efficaci che consentano a tale novità di farsi valore (per sé e per gli altri).