Posts By: Alessandro Rosina

Crisi demografica UE, nascite a picco. Ecco come provare a invertire la rotta

Nessun paese in Europa presenta un tasso di fecondità sufficiente a garantire un equilibrio nel rapporto tra generazioni. Nel 2010 si avvicinavano a tale livello (attorno ai 2 figli per donna) Francia, Svezia e Irlanda. Nel 2019 – prima dei travagliati anni della pandemia e della guerra – tali paesi risultavano tutti scesi sotto. Il valore più alto alla fine del decennio scorso è rimasto comunque quello francese (pari a 1,87, con Svezia e Irlanda scese a 1,71). Anche Stati Uniti e Australia hanno avuto un andamento simile.

I nostri giovani sono giovani troppo a lungo

Le politiche migliori per i giovani sono quelle che li aiutano a smettere di essere giovani. In Italia abbiamo pochi giovani, come ben noto, che però rimangono giovani troppo a lungo. Arrivare con successo alla fine degli studi, trovare lavoro, sostenere i costi di una abitazione (accedere a un mutuo), avviare una propria attività, più che nel resto d’Europa dipende dalle risorse della famiglia di origine e meno da politiche che si rivolgono direttamente ad essi come cittadini in senso proprio. I giovani italiani si trovano, così, ad essere maggiormente e più a lungo a carico della ricchezza privata accumulata in passato dai genitori, anziché messi nella condizione di generare nuova ricchezza e rafforzare il benessere collettivo.

Servizio Civile. Risorsa preziosa ma i ragazzi vanno sostenuti

Per generare benessere con le nuove generazioni nelle società moderne avanzate è necessario rispondere a tre cruciali domande. La prima è: chi sono i giovani e come si differenziano rispetto alle generazioni precedenti. In secondo luogo ci si deve chiedere come sta cambiando la realtà attorno a loro e quali diverse sfide pone rispetto al passato. Infine è necessario comprendere come i giovani interpretano tali sfide, con quali aspettative e in funzione di quali risultati desiderati. Si tratta di tre domande aperte con risposte che vanno continuamente rimesse in discussione in un processo di costante aggiornamento e sperimentazione. Nessun processo che assegni alle nuove generazioni un ruolo da protagonista è possibile senza riconoscere la specifica novità di cui sono portatrici e senza strumenti efficaci che consentano a tale novità di farsi valore (per sé e per gli altri).

All’Italia resta un decennio per tornare a 500mila nascite. Poi sarà troppo tardi

Se le nascite in Italia proseguissero il percorso di diminuzione con il ritmo osservato nel decennio scorso (a cui si è poi aggiunta l’incertezza della pandemia) ci troveremmo ad entrare nella seconda metà di questo secolo con reparti di maternità del tutto vuoti. Lo scenario di zero nati nel 2050 difficilmente verrà effettivamente osservato – le dinamiche reali sono più complesse di una semplice estrapolazione – i dati però ci dicono che alto (oltre il livello di guardia) è diventato il rischio di un processo di declino continuo della natalità.

Una manovra finanziaria attenta alla famiglia ma scarsamente incisiva sulle dinamiche demografiche

È bene essere consapevoli che le nascite in Italia non sono solo a livello basso, ma anche posizionate su una scala mobile che le trascina ulteriormente in giù. Questa scala mobile è rappresentata dalla struttura per età della nostra popolazione, la quale, per conseguenza della denatalità passata, è in progressivo sbilanciamento a sfavore delle generazioni giovani-adulte (la fonte di vitalità di un paese). Più il tempo passa, più diventa difficile (e se continua così tra pochi anni anche impossibile) invertire la curva negativa delle nascite.
Solo il miglioramento delle opportunità dei giovani e delle donne può favorire la ripresa della natalità.