Il rapporto problematico tra giovani e lavoro, richiamato con significativa convergenza nei messaggi di fine anno del Presidente Mattarella e di papa Francesco, è un nodo che da troppo tempo soffoca le possibilità di crescita del paese. Ma se vogliamo davvero scioglierlo dobbiamo prima di tutto chiederci cosa intendiamo per “crescita”. Dibattiti pubblici e policy continuano, infatti, ad essere centrati sul “come crescere”, senza una chiara idea di “quale crescita”. Se è facile, infatti, riconoscere che il modello di sviluppo che ha caratterizzato il XX secolo non funziona più e non è più sostenibile, è molto più arduo capire cosa può avere successo nel futuro, tanto più in un mondo che cambia rapidamente e in modo imprevisto.
Perché manca in Italia una protesta giovanile
Ciò che accade ai giovani fa parte della cronaca, ciò che fanno le nuove generazioni appartiene invece alla storia. Un Paese che vuole crescere, ma ancor più ha una propria visione di futuro da realizzare, trasforma i giovani da figli da proteggere a coorti di un esercito adeguatamente preparato e pronto a spingersi oltre i confini. Non per far guerra e invadere altri Stati, ma metaforicamente impiegato per una campagna di espansione delle opportunità e di conquista di nuovo benessere. Questo non significa, inoltre, che i singoli debbano essere guidati dall’alto verso obiettivi preordinati – anche perché ciò è sempre meno coerente con il modo di essere e di sentire nelle società moderne avanzate – ma che si possano considerare, con strumenti adeguati, parte attiva di un processo di ampliamento dello spazio di benessere comune.
Quel gap da colmare tra il desiderio e la realtà
Cosa possiamo augurarci di riuscire a far meglio nell’Italia del 2017 rispetto agli anni precedenti? Tra i vari fronti sui quali abbiamo perso terreno – non solo rispetto al resto del mondo sviluppato ma ancor più nei confronti di ciò che vorremmo e potremmo essere – quello a cui rivolgere il nostro miglior impiego di mezzi e risorse è forse l’ampio divario che si è creato tra desiderio e realtà nelle vite dei giovani. Gli ostacoli che incontrano le nuove generazioni nel realizzare i propri progetti personali e lavorativi vanno, infatti, considerati allo stesso tempo conseguenza e causa dell’indebolimento dei processi di crescita e cambiamento del paese.
Vecchi contro giovani
Nel 2017 la popolazione del mondo sarà un po’ più anziana rispetto al 2016 e molto più invecchiata rispetto al secolo precedente. L’Italia è, come ben noto, uno dei Paesi più squilibrati dal punto di vista demografico. In particolare, i ventenni italiani risultano nettamente di meno non solo dei cinquantenni, ma anche dei sessantenni e sono destinati a scendere sotto anche ai settantenni. Sempre di più, quindi, nelle decisioni collettive si farà sentire il peso dei più anziani – non più pochi come in passato e non necessariamente saggi – mentre sempre più debole sarà la spinta quantitativa dei giovani.
Creativi, intraprendenti e cooperativi: così i giovani si guadagnano il lavoro
SE VOGLIAMO uscire dal quadro pessimistico dipinto nell’ultimo Rapporto Censis dobbiamo prima di tutto decidere se i giovani li consideriamo figli da proteggere con i risparmi privati dei genitori o membri delle nuove generazioni su cui investire come Paese, con generosità e intelligenza, per tornare a crescere.