Di fronte alla drammatica emergenza del Coronavirus il nostro Paese, come quasi sempre accade in momenti estremi, sta dando prova di civiltà e di grande solidarietà. Molte ragazze e ragazzi si sono fermati per tutelare la salute dei più anziani, il cui rischio di mortalità per il virus è molto più elevato. I canti e le bandiere sui balconi testimoniano che in momenti terribili scopriamo di avere energie e risorse inaspettate. Il personale sanitario nelle regioni più colpite, Lombardia in testa ha dato prova di piena disponibilità, spesso di eroismo.
Come preparare il futuro correggendo vecchi squilibri
Le epidemie sono state per millenni una costante nella storia dell’umanità. Erano presenti in modo endemico, ovvero colpivano in modo ricorrente la popolazione con effetti spesso devastanti. Questo però non impedì all’Italia di crescere dal punto di vista economico, sociale e artistico. Tra la peste del Boccaccio e quella dei Promessi sposi l’Italia fu in grado di produrre l’Umanesimo e il Rinascimento.
Coronavirus, effetti pesanti sulla mortalità e la natalità
Da quando è cominciata l’emergenza del coronavirus, sono cresciute la fiducia nella scienza e l’attenzione ai dati. La voce degli esperti ha conquistato la scena nel dibattito pubblico e i numeri che essi forniscono sono diventati le coordinate essenziali comuni per capire la gravità della situazione, aiutandoci ad evitare sia la sottovalutazione sia l’allarmismo.
Un piano decennale per salvare i 30enni italiani dall’irrilevanza
Nel mezzo del cammin di questo secolo l’Italia si potrebbe trovare in una selva oscura se la diritta via verrà smarrita. Preoccupanti evidenze del fatto che la via non sia diritta le abbiamo già. Anche imboccando la via che porta allo scenario Istat più favorevole (in termini di ipotesi su natalità e flussi migratori), entro il 2050 avremo un aumento di oltre 5 milioni di over 65 e una riduzione di circa 4 milioni di persone in età lavorativa. L’impatto più rilevante verrà però subìto in questa decade. E’ infatti in pieno corso il passaggio di testimone, al centro della vita attiva del paese, tra le demograficamente ricche generazioni nate nei primi trent’anni del secondo dopoguerra e le demograficamente povere generazioni nate dalla metà degli anni Ottanta in poi.
Un milione di 40enni in meno. La mina demografica è già innescata
Nel 1950 L’Italia era il decimo Paese più popolato al mondo, mentre oggi non entra nei primi trenta. Non si tratta più solo di una diminuzione relativa del peso demografico del nostro paese rispetto allo scenario globale, da qualche anno l’Italia è entrata in una fase di diminuzione anche in termini assoluti. Da qui al 2050 la popolazione mondiale salirà di altri due miliardi di abitanti mentre la popolazione italiana si ridurrà, secondo le previsioni Istat ed Eurostat, di oltre un milione e mezzo.