Italia stretta dal declino demografico

Il dato sulle nascite nel 2020 appena pubblicato dall’Istat contiene due conferme negative. La prima è il suo porsi in continuità con il declino degli anni precedenti. La seconda è l’ulteriore accentuazione al ribasso causata dalla crisi sanitaria. L’esito è un numero di nati ai minimi storici (404 mila) che rende ancor più ampio il divario record rispetto ai decessi (-342 mila). E’ dalla recessione del 2008, arrivando fino all’impatto della pandemia, che collezioniamo record negativi per la demografia del nostro paese: siamo scesi al livello più basso di nascite di sempre; abbiamo più che dimezzato il livello del baby boom; per la prima volta la popolazione è in declino; siamo entrati in fase di continua riduzione delle potenziali madri e delle fasce centrali lavorative. E’, allora, forse arrivato il tempo di chiedersi perché questo grande tema continuiamo ad affrontarlo con toni di forte preoccupazione quando vengono pubblicati ogni anno nuovi dati negativi, per poi lasciarlo scivolare ai margini del dibattito pubblico e dell’azione politica. E’ diventata la grande questione rimossa del nostro paese.

Cinque buoni motivi per prendere sul serio il voto ai sedicenni

Qualsiasi sia stato il percorso passato, qualsiasi siano le difficoltà del presente, il futuro è sempre aperto e mai scontato. Non è solo un fatto demografico, corrispondente all’arrivo di nuove generazioni che prendono progressivamente il posto delle precedenti, ma soprattutto culturale, ovvero di nuovo valore che il diverso sguardo e le diverse sensibilità di chi arriva deve poter essere in grado di portare.

Servizio Civile. Sfida Post Covid

La domanda potenziale di partecipazione attiva e di impegno sociale delle nuove generazioni è molto più elevata rispetto a quanto vengano messe nella condizione concreta di esprimere in questo paese. Si tratta di un dato ripetutamente messo in evidenza negli ultimi anni dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo. Il record di domande presentate per il servizio civile, oltre il doppio dei posti messi a bando, ne costituisce una chiara conferma.

Quel mito infranto del nostro benessere

Siamo ancora nel pieno del momento più drammatico vissuto dal nostro paese nel secondo dopoguerra. La lunga colonna di mezzi militari carichi di feretri che attraversa le vie deserte di Bergamo, immortalata il 18 marzo scorso, è destinata a rimanere una delle immagini simbolo di questo secolo. Possiamo leggerla oggi come il segnale di una rivoluzione silenziosa con la quale la morte si è ripresa la scena.

Una transizione debole verso il futuro senza i giovani

Se non cogliamo l’occasione per costruire un paese migliore dopo la discontinuità prodotta dalla pandemia – attraverso capacità di visione e impegno collettivo – sicuramente peggioreremo e di molto. L’impatto della crisi sanitaria sta rendendo ancor più pesanti alcuni squilibri che erano già su livelli record del nostro paese: in particolare sul versante finanziario (debito pubblico), demografico (denatalità) e sociale (accesso a opportunità e benessere). Ma la crisi in corso sta ulteriormente indebolendo i percorsi formativi e lavorativi, in particolare delle nuove generazioni.