Il nostro paese soffre di tre grandi problemi che frenano lo sviluppo sostenibile e inclusivo, ponendoci in condizione di svantaggio competitivo rispetto alle altre economie mature avanzate.
Il primo è quello degli squilibri demografici. Tutto il mondo sta andando verso una natalità insufficiente a garantire un equilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni. Esiste, in ogni caso, un’ampia differenza tra un paese come la Francia, che per lungo tempo ha mantenuto un numero medio di figli per donna vicino a due (recentemente sceso a 1,7) e l’Italia che da quarant’anni ha un valore inferiore a 1,5 (recentemente sceso a 1,2). Ne consegue che se la Francia si trova come l’Italia con una popolazione anziana in spiccato aumento, grazie alla longevità, può però contare su una forza lavoro potenziale che rimane solida, mentre quella italiana va verso una drastica riduzione per l’entrata in età attiva di generazioni via via sempre meno numerose.
Così la generazione Egonu ci porta al G7 dello sport
Le Olimpiadi di Parigi appena concluse confermano un posizionamento dell’Italia all’interno del G7 delle potenze sportive. Se si considera la classifica rispetto al totale delle medaglie (oro, argento, bronzo) – adottando il criterio in uso negli Stati Uniti e in altri paesi – l’Italia si posiziona al settimo posto, dopo la Gran Bretagna. Seconda tra i paesi dell’Unione europea, dopo la Francia (paese ospitante) e sopra Germania e Paesi Bassi (con rispettivamente 7 e 6 medaglie in più). Tutto questo non prendendo in considerazione i quarti posti (di cui l’Italia ha fatto ampia incetta).
Se ci si limita alla sola classifica degli ori entriamo comunque nella top ten (più precisamente al nono posto), sugli stessi livelli della Germania (12 medaglie). In Europa ci superano solo Francia e Paesi Bassi. Insomma il bilancio italiano ai Giochi olimpici di Parigi può dirsi senz’altro positivo.
Il futuro demografico del mondo si gioca nelle aree rurali e nelle megalopoli
Una cosa è certa delle dinamiche demografiche mondiali: fatte salve catastrofi, che nessuno può auspicare, la popolazione del pianeta è destinata nella seconda metà di questo secolo a superare i 10 miliardi. Dobbiamo quindi prepararci ad accogliere altri due miliardi di persone.
LE NUOVE GENERAZIONI PIU’ INDECISE CHE DISINTERESSATE: LA UE RESTA CENTRALE
L’Europa, pur con tutti i suoi limiti, rappresenta un punto di riferimento importante per i giovani italiani. Con l’impatto della Grande recessione, la successiva austerity, l’uscita del Regno Unito, l’immagine si era un po’ sbiadita. E’ però anche vero che molti giovani europei si erano riconosciuti nel voto dato in maggioranza dagli under 30 inglesi per la permanenza nell’Unione, sovrastato da quello contrario delle generazioni più mature.
Un’Unione da ripensare e rilanciare è ciò che soprattutto vorrebbero, in coerenza con il nuovo secolo e con le aspettative delle nuove generazioni, non certo trovarsi ad essere la generazione che eredita un progetto fallito.
Un’Europa in crisi demografica: di cosa dobbiamo preoccuparci e quale è la strategia d’azione?
Europa che il 6-9 giugno va al voto è in crisi demografica conclamata. La questione non è solo quella della prospettiva del declino della popolazione, ma soprattutto di squilibri interni nel rapporto tra generazioni e aree territoriali, e anche di indebolimento di peso verso l’esterno. Le misure di sostegno alla natalità non bastano e vanno soprattutto inserite all’interno di una più ampia strategia d’azione coerente con le sfide dello sviluppo sostenibile. Ce ne parla Alessandro Rosina e questa è “Otto Miliardi” la serie podcast di neodemos che illustra i maggiori fenomeni demografici, le loro cause e origini, i loro effetti di natura sociale, economica, politica, e molto altro ancora.