Movimento cinque stelle e Lega sono considerate le forze che hanno vinto le elezioni, quelle che hanno ottenuto la maggior spinta dell’elettorato a prender posto nel Parlamento e, conseguentemente, ad assumere la guida del Paese. Sarà un bel rebus trovare una maggioranza, ma una cosa è certa: senza la fiducia di almeno una di tali due forze politiche (se non entrambe) nessun Governo è possibile.
Può essere allora interessante provare a capire come gli elettori di M5S e Lega interpretano lo scenario post voto, quali interventi considerano più urgenti e quali maggiormente condivisi.
I dati raccolti da una indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo condotta, tramite Ipsos, su 1009 giovani tra i 20 e i 35 anni (intervistati sia prima che dopo il voto), aiutano a dare qualche risposta adottando la prospettiva delle nuove generazioni.
I fattori che hanno agito maggiormente sul comportamento elettorale delle nuove generazioni sono stati sostanzialmente due: l’insoddisfazione rispetto ai risultati ottenuti dai precedenti Governi e la distanza dai partiti tradizionali. Berlusconi prima e Renzi poi, sono stati sperimentati alla guida del Paese senza però risultare pienamente convincenti nella volontà e capacità di far tornare l’Italia un Paese (anche) per giovani.
Le nuove generazioni tendono inoltre a guardare con attenzione offerte politiche nuove o con dosi di forte rinnovamento interno. Il “primo” Renzi aveva ottenuto una ampia attenzione da parte dei giovani, che non ha poi capitalizzato. Anche il quasi coetaneo Salvini ha ristrutturato, non solo in senso anagrafico, il proprio partito. Nel M5S, Grillo si è strategicamente messo di lato (non certo da parte) lasciando più spazio al trentenne Di Maio. La politica che prova a rinnovarsi piace ai giovani, fa scattare in essi una apertura di credito che deve però poi trovare conferma alla fatale prova dei fatti. Ed è a questa prova che ora le due forze vincenti sono chiamate.
Nel rapporto con l’elettorato giovanile M5S e Lega hanno entrambi un principale punto di forza e uno di debolezza. La forza del movimento di Di Maio è la netta prevalenza di voti ottenuti rispetto agli altri partiti, ancor più tra i giovani. E’ quello maggiormente riuscito a intercettare trasversalmente l’insoddisfazione delle nuove generazioni per la propria condizione, la sfiducia verso la vecchia politica e l’insofferenza verso i suoi riti e privilegi. E infatti, i dati dell’Istituto Toniolo mostrano come tra i giovani votanti del M5S il 44 percento non si riconosca nella distinzione tra destra e sinistra, il 17 percento si collochi al centro, il 25 percento nel centrosinistra e il 14 percento nel centrodestra. Chi ha votato Lega risulta, al contrario, compattamente autocollocato nel centrodestra.
Il punto di forza degli elettori della Lega è quello, invece, di essere i più decisi e convinti. I dati ci dicono che sono quelli che hanno votato con più determinazione: ben il 64% ha segnato sulla scheda il partito di Salvini con forte convinzione, contro il 44% di chi ha optato per il M5S e valori ancora più bassi per l’elettorato giovanile in generale. Risultano anche maggiormente soddisfatti dell’esito finale delle urne: solo uno su cinque dei votanti leghisti si dichiara scontento mentre si sale oltre al 90 percento tra gli elettori di centrosinistra.
Infine, anche sulla possibilità di formare ora un Governo stabile i più convinti sono ancora una volta gli elettori della Lega, ma anche tra di essi non sono la maggioranza gli ottimisti: ci si ferma al 44%, contro il 25% del M5S, scendendo poi sotto al 7% per il centrosinistra.
Tra le proposte che i giovani vicini al partito di Salvini vorrebbero veder realizzate c’è soprattutto l’introduzione della “flat tax”, considerata molto importante da oltre metà di essi ma che invece lascia complessivamente più freddo chi ha votato il M5S (solo uno su quattro la considera una misura prioritaria). Viceversa il Reddito di cittadinanza trova la Lega più tiepida rispetto al resto dell’elettorato giovanile.
Più condivisa l’abolizione della Legge Fornero, che mette d’accordo gli elettori del movimento di Di Maio con tutto il centrodestra. Meno forte è invece sentita la necessità di abolire il Jobs Act. Solo una minoranza chiede, poi, l’uscita dall’Unione europea.
Infine, la richiesta in assolto più forte e condivisa, in modo trasversale, è la riduzione delle indennità e l’abolizione dei vitalizi: concorda oltre l’80% di tutti gli intervistati. Non a caso si tratta del primo obiettivo che il M5S si propone di realizzare dopo aver ottenuto la Presidenza della Camera. Mentre più rischi e meno ritorno elettorale, come evidenziano complessivamente questi dati, può esporre la chiamata alla responsabilità di Governo.